Se c’è un mercato decisamente competitivo ad oggi, è quello delle applicazioni mobile. Siamo ingordi di app, ne abbiamo in media una trentina sul nostro smartphone, anche se poi ci limitiamo a utilizzare, effettivamente, sempre le stesse.

Secondo i recenti dati pubblicati e costantemente aggiornati di AppBrain, ad oggi ci sono circa 3,5 milioni di applicazioni mobile in Google Play (8 novembre 2017), la maggior parte delle quali gratuite.

A guardare l’ultimo report pubblicato da App Annie (Global App Downloads & Consumer Spend Hit Record Levels: Q3 2017) la linea di tendenza continua a indicare un costante aumento, per i due principali store, sia in termini di download sia in termini di tempo speso sull’app, come mostra l’immagine che segue (fig. 1 App Annie Q3 2017).

Fig.1 – App Annie Q3 2017

C’è, dunque, una grande domanda alla quale corrisponde una grande offerta.
Le aziende sanno che le app mobile, se ben progettate e ben mantenute nel tempo, sono uno strumento di marketing eccezionale in grado di offrire loro dati e informazioni sugli utenti affatto irrilevanti.

Considerando però questi numeri e questa enorme competition come può un’applicazione mobile essere visibile sia sugli store sia sui motori di ricerca?

La “scienza” che studia il posizionamento organico delle applicazioni mobile all’interno degli store si chiama appunto ASO, acronimo di App Store Optimization.

La ASO ha numerosi punti di contatto con la SEO e chi già si occupa di Search Engine/Experience Optimization non avrà alcuna difficoltà a riconoscerli e a saperli utilizzare nel modo corretto.

I punti di contatto tra SEO e ASO

Esattamente come per la SEO, anche nella ASO possiamo distinguere fattori on-page e fattori off-page.

Pensando alla scheda dell’applicazione mobile, essa stessa è ovviamente una pagina web che viene valorizzata compilando alcuni campi. Sebbene non possa essere personalizzata nel codice tanto quanto potremmo fare con una pagina del nostro sito web, la scheda presenta dei campi utili e necessari alla sua ottimizzazione.

In generale possiamo dire che i fattori determinanti sono i seguenti (anche se con alcune differenze tra Apple Store e Google Play):

  • on-page: categoria, nome (quindi titolo, che diventa parte del tag title e h1), descrizione, keyword, screenshot, icone, recensioni ecc;
  • off-page: download, utilizzo effettivo, utilizzo dopo l’aggiornamento, backlink*, ecc.
Fig.2 – Screenshot Google Play – Amazon Shopping

Se dovessimo trovare un elemento comunein assolutotra i due store questo sarebbe la regola del “vietato fare keyword stuffing” che, come saprete, è anche la regola del buon senso richiesto da Google per il posizionamento organico sul motore di ricerca. Entrambi gli store chiedono agli utenti, per esempio, di redigere descrizioni utili per gli utenti ed evitare la ripetizione delle parole chiave.

In generale, buon senso e logica sono due aspetti che dovrebbero guidare sempre le nostre strategie online, supportate poi, certo, da esperienza e conoscenza.

I backlink* nella ASO

Ho volutamente posto un asterisco sulla parola backlink per un motivo preciso.

Non c’è alcun manuale che assicura che un maggior numero di backlink equivalga a un migliore posizionamento organico negli store né, ad oggi, alcuna ricerca o studio è stato in grado in grado di dimostrarlo.

Tuttavia, però, sono ancora una volta logica e buon senso a suggerirci di dedicare una certa attenzione a questo aspetto.

Se pensiamo anche solo al mero significato letterario della parola links, ovvero “collegamenti”, scevro da qualsiasi allusione alla SEO, sarà più facile comprendere perché questi “oggetti” rivestano un ruolo fondamentale.

Un collegamento consente all’utente di trovare un contenuto di suo probabile interesse e questo vale ovviamente per tutti i tipi di documenti web.

Così, se navigando da pc troveremo su un forum, su un blog o su un qualsiasi social, un link a un’applicazione mobile che suscita il nostro interesse, molto probabilmente cliccheremo per visualizzarne i dettagli soprattutto se quel collegamento è in un contesto che risponde alla nostra ricerca (un bisogno espresso in query).

Se dovessimo trovare la stessa applicazione navigando da smartphone è altrettanto probabile che saremo disposti a scaricarla, magari dopo averne letto le recensioni o anche senza averle lette visto che ci siamo “ricordati” che ne parlavano bene.

I download sono un elemento importante per la ASO così come, poi, le recensioni. Ma le recensioni non possono esserci se prima non viene scaricata l’app. E non possiamo scaricare l’app se prima non la troviamo (in qualche modo).

Ed ecco spiegato il motivo per il quale analizzare i backlink delle schede delle applicazioni mobile è quanto suggerisco sempre a chi vuole cimentarsi nella creazione di un’app che possa diventare virale o analizzare quella dei suoi competitor.

Fermo restando che, affinché un’app possa diventare davvero virale, è necessario soddisfi almeno due criteri senza i quali nemmeno centinaia di backlink, seppur tematizzati, potranno molto.

Queste condizioni sono:

  1. l’app deve essere sì originale, ma anche utile a soddisfare un bisogno;
  2. si è disposti a investire tempo e denaro nell’aggiornamento e nella cura dell’app.

Il punto 1) presuppone quindi che la realizzazione di un’app mobile debba obbligatoriamente essere preceduta, come accade per i siti web, dall’analisi del target e di tutto quel che a questo è legato. Realizzare un app perché “ho una bella idea” o perché “lo fanno tutti” non è affatto consigliabile.

Il punto 2) evidenzia come sia indispensabile non lasciare l’applicazione a sé stessa e occuparsi invece di tutto quel che gira intorno a un’applicazione. In primis coinvolgere gli utenti già acquisiti e poi rispondere alle recensioni, utilizzare campagne a pagamento, aggiornare il sito/blog dell’app, utilizzare anche le strategie di marketing off-line.

Proviamo a rendere tutto molto più chiaro con un esempio pratico per spiegare come, in questo contesto, si inserisca l’analisi dei backlink.

Facciamo un esempio

Immaginiamo di dover analizzare i competitor che hanno sviluppato app per accordare la chitarra.

Questa ricerca è per altro un suggest all’interno di Google Play come mostra l’immagine sotto riportata (Fig.3 – Suggest Google Play):

Fig.3 – Suggest Google Play

Nella nostra analisi prendiamo in considerazione il primo risultato e poniamolo a confronto con uno degli ultimi risultati.

A parte la differenza del numero di download, sono poi due le cose che noteremo e che, di fatto, hanno un “peso” in termini di ASO:

  • descrizione: la prima app ha una descrizione molto lunga;
  • aggiornamento: la prima app è stata aggiornata di recente, l’altra nel 2015.

Osservati velocemente i fattori on-page, dedichiamoci ora ai fattori off-page.

A questo punto utilizziamo alcune funzionalità di Majestic che possano dirci qualcos’altro in merito a se e come è stata gestita la visibilità online di queste app.

Nello specifico indagheremo:

  • backlink;
  • categorie;
  • anchor text.

Utilizzando Link Profile Fight Tool ci renderemo conto in modo immediato di quale sia l’attuale situazione in termini di backlink e la differenza tra le due applicazioni è piuttosto evidente, come mostrato nell’immagine (Fig. 4 – Link Profile Fight Tool – Majestic).

Fig.4 – Link Profile Fight Tool – Majestic

La prima applicazione mobile che lo store ci ha mostrato e che in Majestic è quella che risulta avere molti più backlink e domini di provenienza, è la prima anche sui risultati organici.

A questo punto sarà interessante indagare sulle categorie.

Come indicato all’inizio dell’articolo, poter inserire un link in una pagina fortemente tematizzata con l’argomento del nostro link ha un valore a prescindere dal motore di ricerca e a prescindere dal fatto che possa essere o meno dofollow.

Il valore è dato dagli utenti, come sempre.

Per cui, anche in questo caso, se avrò inserito il link della scheda dell’applicazione che aiuta ad accordare la chitarra in categorie correlate, come per esempio Music, è molto più probabile che troverò utenti disposti a scaricarla e a recensirla.

In effetti, filtrando per la categoria Music vedremo subito che la prima applicazione ha diversi backlink in questa categoria, la seconda nessuno.

Fig.5 – Categorie – Majestic – App posizionata al primo posto nello Store e sulla Search

Il quadro comincia a essere più chiaro; ora aggiungiamo nella nostra analisi le informazioni inerenti gli anchor text.

Per esempio qualora dovessimo notare un numero considerevole di anchor text contenenti la parola chiave principale, questa evidenza potrà farci supporre la presenza di un’attività professionale di ottimizzazione.

La stessa cosa se dovessimo trovare tra gli anchor text anche il brand/nome identificativo.

Due precisazioni

Infine due chiarimenti a mio avviso importanti per capire come inquadrare questo tipo di analisi.

1. Ho evitato di citare i nomi delle applicazioni mobile di proposito perché anche le citazioni hanno un peso per il motore di ricerca e non volevo contribuire od ostacolare, in alcun modo, un’eventuale visibilità che chi sta dietro le app potrebbe voler cercare o incrementare. Detto questo vi basterà effettuare questa ricerca per capirlo da soli.

Attenzione però, il bello è che tra qualche mese potrebbe non essere più così.

Tra i criteri presi in considerazione dalla ASO c’è anche il numero di download registrato in breve tempo da quanto l’app è stata pubblicata.

Per cui se domani dovesse essere pubblicata un’app che (magari aiutata anche da AdWords) fosse in grado di attivare un importante numero di download in poco tempo e contestualmente avesse tutte le carte in regola per essere un papabile app della top 10, forse i risultati potrebbero essere diversi.

2. Questo è solo uno dei modi, il più semplice e immediato, per poter fare questo tipo di analisi.

Utilizzando altre funzionalità di Majestic e tool di analisi dell’ottimizzazione on-site possono essere creati documenti tanto accurati quanto quelli che solitamente redigiamo per la SEO audit di un sito web o l’analisi dei competitor, analisi che, come noto, possono richiedere ore e ore di lavoro.

Concludendo

Considerando le schede delle applicazioni mobile esattamente come se fossero landing page del nostro sito web riusciremo a capire meglio il potenziale in ottica di conversioni e a realizzare efficaci e durature strategie di marketing online che aiuteranno il nostro brand.

Per chi lo desidera è possibile seguire il mio corso online pubblicato su Ninja Accademy, intitolato Mobile App Marketing. Dall’idea alla promozione online e offline dove, appunto, parlo di applicazioni mobile come veri e propri “oggetti di marketing”.

Mariachiara Marsella
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