La definizione di una strategia di Brand è la prima cosa da fare, ancor prima di stabilire cosa fare per il SEO e più in generale per le altre attività di marketing. Il branding deve governare tutte le attività tese ad aumentare la visibilità del sito, fornendo linee guida chiare da seguire.

In altre parole una strategia di brand deve stabilire gli obiettivi e dare continuità alle azioni da intraprendere. Per questo la strategia SEO può essere di qualità soltanto se deriva da un buon piano di branding: Quando la SEO parte dal brand ha un impatto positivo sull’autorevolezza e rilevanza che a sua volta si riflette sulle performance (KPIs).

In una situazione ideale in cui l’accrescimento dei link esterni è naturale ed ottenuto da diverse campagne di brand awareness, l’analisi del profilo dei backlink offre spunti e riflessioni interessanti – ed è proprio questo che Google cerca ed è la direzione nella quale si sta andando. Infatti Google ha recentemente ricordato a bloggers di utilizzare il rel=”nofollow” ed optare per una dichiarazione di trasparenza per i post di tipo promozionale. Con l’aggiunta di RankBrain all’algoritmo di Google è verosimile ipotizzare un aumento delle capacità di individuare link che non sono spontanei (non naturali).

Non c’è dubbio che la strada maestra da percorrere è quella delineata nel paragrafo precedente, ma che risultati offre questa strategia? Sappiamo che i link sono un segnale importante per il ranking ed i brand devono stare al passo con la concorrenza. La domanda è se i contenuti “branded” siano abbastanza per acquisire un numero tale di link per posizionarsi al top dei motori di ricerca? E quanto può impattare una strategia di branded digital PR sul profilo di backlink?

In questo post mettiamo a confronto i profili di backlink di brand che hanno una strategia ben concepita, con i loro principali competitor.

Chipotle

Chipotle Mexican Grill Inc. è una catena di ristoranti statunitense, presente anche nel Regno Unito, in Canada, Francia e Germania. È specializzata in burrito e taco. È un brand famoso per la sua mission che è offrire cibo di qualità. Questo loro posizionamento sul mercato stabilisce tutte le attività di marketing. Questa strategia ha portato ottimi risultati con un incremento delle vendite, generando una maggiore awareness del brand come si può vedere dalla screenshot di Google Trends: Chipotle sorpassa il rivale taco bell nel 2014.

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Verifichiamo se lo stesso trend è visibile nel profili dei backlink di chipotle. Ci aspettiamo di vedere un incremento. Per provare la nostra teoria verifichiamo i valori di Trust Flow, Citation Flow e Topical Trust Flow:

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Taco Bell ha un valore di Trust Flow superiore a Chipotle che sta acquisendo link da una più ampia varietà di categorie.

Altro aspetto da analizzare è il profilo dei domini di provenienza dei link per verificarne l’andamento nel tempo.

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Il grafico riflette fedelmente le vicissitudini del brand e del suo principale competitor. Chipotle ha superato Taco Bell per poi essere di nuovo superato da quest’ultimo a metà 2015 a causa di un problema che dovrebbe spiegare l’andamento dei grafici messi a confronto nel tempo.

Vediamo un altro esempio:

Domino Pizza

Non solo ha cambiato il prodotto migliorandone le caratteristiche nel 2009, ma ha anche cambiato radicalmente la strategia di comunicazione con una svolta decisiva verso il digitale. Il risultato della svolta è stato decisamente positivo con un incremento sulle vendite, diventando uno dei brand più amati dai giovani del Regno Unito. Vediamo cosa ci rivela l’analisi dei backlink con Majestic:

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Domino’s è chiaramente avanti con un margine significativo rispetto alla concorrenza per quanto riguarda i valori di Trust Flow e Citation Flow, allo stesso modo presenta un maggior numero di domini con backlink al loro sito.

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Prima del 2013, Domino’s era in sostanziale parità con Pizza Hut. La situazione si è modificata all’inizio del 2014 con un crescente numero di domini e con maggior frequenza che è dovuto con ogni probabilità alle azioni di marketing.

Vediamo un ulteriore esempio:

Red Bull

Questo è un brand che crea molto buzz e fa parlare molto di se: vediamo se i link generati possano essere messi in relazione con la loro strategia di creazione di contenuti. Il confronto lo facciamo con il loro concorrente diretto, Monster Energy.

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Osservando il grafico dei domini si vede come la Red Bull ha molti più “picchi” di attività che non possono essere dovuti a trend tipici di stagionalità ma alle attività dell’azienda. Infatti c’è una correlazione diretta tra i picchi dei domini e le strategie di content marketing. Si può notare un picco notevole a settembre 2013. Facendo una ricerca contestualizzata in quel periodo emerge:

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Proprio in quei giorni Red Bull ha pubblicato un documentario sullo Strato Jump che ha avuto l’effetto riportato nel grafico.

Conclusioni

Un buon brand è quello che riesce ad individuare l’audience di riferimento. Comunica in maniera coerente, trasmettendo con efficacia il messaggio. Quando un brand lancia un nuovo messaggio c’è un impatto diretto sui KPI come il brand awareness, il passaparola, le vendite, generando anche link.

La domanda che ci siamo posti all’inizio di questo post era se una strategia di branding può influenzare il profilo di backlinking di un sito. Una rondine non fa primavera e tre esempi non possono costituire un campione statistico a cui fare riferimento. Tuttavia è lecito supporre che un minimo di correlazione ci sia dall’esame dei dati presenti in questo post. Una strategia di brand non implica un maggior valore di Trust Flow, ma può attirare link rilevanti e quindi avere un’influenza positiva sul Trust Flow. Il team addetto alle attività di marketing può documentare/monitorare le attività di promozione proprie e della concorrenza, verificando quali campagne hanno avuto il maggior successo. In questo modo si ottengono informazioni  preziose per la definizione delle strategie di content marketing.
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Ana Verissimo è head of brand di 90 Digital, agenzia di digital marketing

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